lunedì 9 gennaio 2017

Alle donne di più!?!?

Uno studio (Cooper Z.D. & M. Haney, 2016, Sex-dependent effects of cannabis-induced analgesia, Drug and Alcohol Dependence, vol. 167, pp. 112-120.) pubblicato recentemente mostra come l'effetto analgesico della cannabis sia più potente sui maschi rispetto alle femmine.

thcfinder
Pubblicato sulla rivista Drug and Alchol Dependence,  lascia qualche dubbio per l'impiego di cannabis a a basso contenuto di THC (3,56-5,60%), come faceva notare Giorgio Samorini in un  post su Facebook, ma non è detto che i risultati, dovuti a ragioni metaboliche, non siano identici anche impiegando cannabis realisticamente più forte.

Il discorso fila liscio prendendo l'argomento più olisticamente. Per la cura si usano i fiori della pianta femmina, e per esempio, anche nell'uso ludico i maschi che non mostrano il proprio lato femminile (omega) restano stravolti con la cannabis.

In particolare la questione potrebbe essere determinata dalla diversa gestione della temperatura corporea tra maschi e femmine. Le donne tendono a essere freddolose, mentre i maschi calorosi. Facendo un esempio, la cannabis funziona per i dolori mestruali, quando la temperatura corporea femminile si alza.

Calcolando che cannabis ha il potere di rinfrescare corpo e mente,  come dicono fin dall'antica popoli come quello dell'India, e  ciò genera analgesia, questa caratteristica potrebbe essere meno percepita dalla donna quando ha la temperatura normale.

Alla donna, verrebbe da concludere, bisogna prescriver più cannabis. Ma è anche vero, però, che la donna, come dicono, sente meno il dolore, forse sempre per la gestione della temperatura corporea interna ed esterna. Capita, per esempio, lo stesso livello di febbre possa abbattere un uomo, lasciando invece una donna attiva in piccole faccende domestiche.






mercoledì 4 gennaio 2017

Cannabis Fields Forever

Aspettando al mondo sorga la Repubblica RastafarI, magari in Etiopia, la Puglia ha approvato un disegno il legge "Uso terapeutico dei farmaci cannabinoidi nell'ambito del sistema sanitario regionale, per le terapie del dolore e delle cure terminali, patologie neurologiche, infiammatorie croniche, degenerative, autoimmunitarie e psichiatriche".

L'obiettivo è quello di creare un progetto pilota di coltivazione, trasformazione e distribuzione a livello regionale di ganja medica. Un' ATS, associazione temporanea di scopo  , senza fini di lucro e composta da università, enti di ricerca, associazioni di volontari (LapianTiamo.it !??!?!) e privati del settore farmaceutico, dovrà occuparsi della coltivazione nelle campagne pugliesi, per poi portare il farmaco in fiori in un centro regionale per il confezionamento in vari prodotti galenici.

Lo scorso anno la Regione Puglia ha importato 44 chili di ganja dall'Olanda, per 300 pazienti, e il nuovo progetto sarà praticamente finanziato con i soldi risparmiati dalle importazioni.

Ci stiamo quindi avvinando all'erba "Come Dio comanda", per citare un post precedente. Finalmente ganja coltivata sotto il sole. L'importante, a questo punto, è che l'ATS usi semi regolari e non femminizzati (Babilonia).

Fonte: Repubblica.it


martedì 3 gennaio 2017

Elefanti in festa

L'annuncio del Governo è del 30 dicembre, ed entro il termine del 2017 la Cina metterà al bando il commercio d'Avorio, salvando la vita a migliaia di elefanti ogni anno. Quello cinese è infatti il più grande mercato d'avorio al mondo, e la decisione del Governo è sensibilmente supportata dal 71% della popolazione, dopo che le vendite sono crollate a partire dal 2012. I lavoratori del settore saranno rioccupati nel restauro di manufatti in avario e altre mansioni.

Fonte: greenme.it

lunedì 2 gennaio 2017

Sulla standardizzazione dell'erba medica

A continuazione del post "Come Dio comanda", mi è venuta qualche riflessione anche sulla standardizzazione della cannabis usata nella terapia.

L'erba che arriva dalla Olanda alle farmacie italiane è considerata standardizzata, la quantità di cannabinoidi (THC, CBD, CBN, etc..), cioè, è sempre la stessa. Sono riusciti a creare un ambiente in serra con tutti i parametri (luce, aria, umidità, etc..) sotto controllo, nella quale una determinata qualità di cannabis cresce sempre allo stesso modo e della stessa potenza. Molto probabilmente lavorano con talee da una pianta madre, come stanno facendo nel Centro Militare di Firenze, cercando d'ottenere risultati di standardizzazione simili a quelli olandesi.

Ciò, a detta degli esperti, serve a garantire un prodotto dosabile sempre nelle medesime quantità, per render più gestibile al paziente la terapia.
In pratica, il paziente, secondo la teoria, sa, per esempio, che con 0,5 grammi d'erba, piuttosto che 7 grammi al giorno, riesce a sopprimere i sintomi della malattia, e in tali quantità l'assume. E qualche paziente apprezza pura, ma non siamo tutti uguali. Come non sono tutti uguali i giorni, dal punto di vista di molti parametri, come la luce che ci attraversa, l'aria che respiriamo, l'umidità che percepiamo, e per esempio, i dolori che una persona prova.
Diversi parametri esterni fanno crescere anche le piante sempre diversamente. E partendo dagli stessi semi, crescendo all'aperto le piante svilupperebbero quantità di cannabinoidi diversi, non solo tra diverse piante, ma pure tra i diversi fiori delle stessa pianta.

Effettivamente non son tutti esperti d'assunzione di cannabis medica a questo mondo, ma ci vuole del paternalismo per pensare che una persona adulta e vaccinata non sia in grado di capire, magari con qualche semplice consiglio, tipo partire con poca, come dosare l'assunzione, per esempio, inalando cannabis.

A mio modo di vedere, un erba diversa, nella combinazione di cannabinoidi, per giorni diversi, credo sia meglio di una sempre uguale. A livello di natura, tutto cambia in continuazione, l'acqua che scorre nel fiume attorno a un sasso è sempre diversa, per esempio, e il tempo passa e trasforma tutto, perché la cannabis deve essere sempre uguale?

Siamo sicuri possa essere utile a integrarsi, per la salute, nel lento cambiamento della natura? Non sarebbe meglio un erba cresciuta nel cambiamento?

Capisco che si sia arrivati a ciò per colpa del proibizionismo, e che per sfuggire a mafie e repressione del Governo molti coltivino sotto lampada, soprattutto nelle città, ma a me sembra i vedere i dottor Frankestein quando si parla di standardizzazione. Perché è contro natura.

Questa maniera di vedere la cura con cannabis è figlia, non solo del business della terapia, ma anche della piega che ha preso il mondo della medicina in questi anni con la cannabis fuori dai prontuari medici. Per la cura si usano pastiglie, fatte di componenti suddivisi sempre in quantità fisse e precise, per quanto naturali o di sintesi.

Sia chiaro, sono contentissimo che si sia partiti anche in Italia con la cannabis medica, e son convinto che abbia pure delle qualità mediche, come quella olandese, ma dobbiamo allargare il nostro orizzonte. Con tutto lo spazio e il sole che c'è in Italia, a differenza dell'Olanda, potremmo veramente fare dell'ottima erba per milioni di pazienti, senza tante fisime, partendo da semi regolari, e metterla in farmacia, con crismi igienici, come farmaco da banco a un prezzo adatto a tutte le tasche, per chi non ha una prescrizione a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Ad ogni modo, la cosa più semplice sarebbe lasciare coltivare le persone. Il paziente, una volta capito quale tipo di cannabis è preferibile per la patologia in questione, potrebbe coltivarla e averla praticamente gratis, se decide di coltivare sotto il sole, e in quantità non centellinate, come succede oggi, a tener le persone alle dipendenze dello Stato.