giovedì 8 agosto 2013

Addio al proibizionismo

Finalmente anche l'Italia si accinge a scordare il proibizionismo della cannabis e ad iniziare la transizione verso la sua legalità, che innescherà salute pubblica e tutta una serie di trasformazioni ecologiche in grado di rendere questo pianeta un Eden.

L'aria è cambiata, pure Giovanardi si è aperto alla possiblità di legaliazzare una pianta sul balcone, e la proibizione non sta più in piedi.
Finalmente, per esempio, e mi piace credere che i post precedenti su Dio e la cannabis siano serviti a qualcosa, la scorsa settimana un rabbino israeliano ha definito Koscher la terapia con la marijuana. Kosher significa adatto e nella religione ebraica è posto sugli alimenti preparati secondo le regole alimentari ebraiche per poter esser mangiati dai religiosi.

Ecco come in Israele preparano la cura per migliaia di pazienti. Fonte immagine http://www.timesofisrael.com.
A questo punto allora, voglio smontare un altro pezzo del proibizionismo, il quale, fin dalle sue origini sostiene come la marijuana sia in grado di far perdere la memoria a breve termine. In realtà si tratta d'interrompere e non di perdere la memoria di lavoro o a breve termine, il che significa, per esempio, due persone stiano giocando a ping pong sotto effetto della marijuana, scherzandoci sopra, possano continuamente scordare il punteggio parziale della partita:

A: Quanto siamo?
B: Quanto siamo cosa? Buoni?

A: Il punteggio?
B: Ah! 10 a 3.
A: Tre civette su comò.
B: Hah hah. Ecco mi hai distratto. Quanto ho detto che stiamo?
A: 10 a 3?
B: Si 10 a 3 .. tocca te o me battere?
A: Bho, non ricordo. Fammi pensare ..
B: Ho iniziato io, 4 a 1, 8 a 2 battevi te, ora tocca me. Ok?
A: Ok, passa la pallina che batto!

L'interruzione della memoria breve non è definitiva e riguarda solo il periodo sotto l'effetto della cannabis. I consumatori ludici la conosco bene e per loro è giustamente solo uno stimolo in più alla risata.
Questa caratteristica della cannabis è quindi positiva nell'uso ludico perchè stimola il salure sorriso, ma soprattutto perché nell'uso medico è utile per staccare la mente del malato che, per esempio, si è fissata sullo stato di dolore, facendolo distrarre con il resto della vita, come da colori e profumi. Il paziente inizia così a pensare a qualcosa di diverso dalla malattia, innescando la guarigione.

Di questa cosa ne parlo in modo più articolato in un libro che ho scritto e attualmente in stato di valutazione da parte di un editore (al limite farò un'ebook) e in un prossimo articolo sul numero di settembre di Soft Secrets.