mercoledì 17 luglio 2013

Vorrei sollevare una questione (forse c'è bisogno di metterla sul religioso per farsi capire)

Mettiamo una persona sia RasTa, nel senso che si è interessato a Ras Tafari Hailé Selassié e, scorrendo testi e immagini, è veramente stato colpito dalla luce di quest'uomo, nominato, appunto, Luce della Luce, Potere della Trinità, Leone della Tribù di Giuda, etc., etc. etc.. A questo punto, la cosa non è reversibile e non può che seguire la benevola luce di Selassié.

Ras Tafari Hailé Sellasié
Mettiamo pure il caso, veramente, come dicono i fedeli RasTa, assumendo marijuana (alias cannabis o canapa) questa persona senta più vicino la figura del profeta a mantenere viva questa luce, ma malauguratamente, il credente si ritrovi a vivere tra le leggi italiane, come la Berlusconi-Fini-Giovanardi, che praticamente inibiscono anticostituzionalmente la libertà di culto. E qui i casi  sono due, o una fracca di gente che fuma la marijuana ha avuto un'allucinazione collettiva uguale per tutti, in diversi periodi di tempo (la religione RasTa è del 1930), il che è molto strano e darebbe ragione alle teorie di Giovanardi e del Presidente del Dipartimento Antidroga, Serpelloni, sulla pericolosità di questa erbe verde, o quell'uomo aveva veramente qualcosa di speciale.

Eppure, con la canapa, il fedele sente di poter riuscire ad esser buono, laborioso e sensibile come Selassié e finalmente sentirsi circondato dalla luce e dal senso della vita, ma la legge lo istiga a delinquere, concedendogli di poter consumare, ma scordandosi di indicare dove acquistare.

Con queste leggi, trovare pure un lavoro dove, in caso di bisogno, gli siano concesse tre vaporizzate di cannabis al giorno, salvo, ovviamente, il datore non abbia la stessa credenza, diventa quasi impossibile, e il fedele, quando non pratica mestieri a rischio d'incidente, se gli va bene, potrebbe ritrovarsi a professare la propria credenza di nascosto, come in un'epoca passata, uguale a questa.

Per la legge italiana, quest'uomo dovrebbe vivere nelle tenebre (sostanzialmente, in medicina, uno stato di depressione), ma non per le regole divine, fortunatamente a salvarlo, assolvendolo, puntualmente, perchè il fatto non costituisce un peccato, se non piccolissimo, ma dai grandi benefici, come sostengono religiosamente gli induisti.
Lo Stato italiano è quindi a un bivio (il 14 giugno dei deputati di SEL e due del PD, Michela Marzano e Ivan Sclfarotto, hanno presentato alla Camera una proposta per permettere la coltivazione domestica di cannabis): continuare a seguire le leggi del male e l'oscurità, così come ha fatto negli ultimi duemila anni l'umanità, o convertirsi al bene, alla luce e legalizzare la coltivazione cannabis, concedendo finalmente la tanto conclamata libertà di religione?

Ps1: di recente è pure giunto alla ribalta il calciatore Theodor Gabre Sellasié, ceco di origine etiope, terzino del Werder Brema, ha portare attenzione su questo nome.  





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