Ras Tafari Hailé Sellasié |
Eppure, con la canapa, il fedele sente di poter riuscire ad esser buono, laborioso e sensibile come Selassié e finalmente sentirsi circondato dalla luce e dal senso della vita, ma la legge lo istiga a delinquere, concedendogli di poter consumare, ma scordandosi di indicare dove acquistare.
Con queste leggi, trovare pure un lavoro dove, in caso di bisogno, gli siano concesse tre vaporizzate di cannabis al giorno, salvo, ovviamente, il datore non abbia la stessa credenza, diventa quasi impossibile, e il fedele, quando non pratica mestieri a rischio d'incidente, se gli va bene, potrebbe ritrovarsi a professare la propria credenza di nascosto, come in un'epoca passata, uguale a questa.
Per la legge italiana, quest'uomo dovrebbe vivere nelle tenebre (sostanzialmente, in medicina, uno stato di depressione), ma non per le regole divine, fortunatamente a salvarlo, assolvendolo, puntualmente, perchè il fatto non costituisce un peccato, se non piccolissimo, ma dai grandi benefici, come sostengono religiosamente gli induisti.
Lo Stato italiano è quindi a un bivio (il 14 giugno dei deputati di SEL e due del PD, Michela Marzano e Ivan Sclfarotto, hanno presentato alla Camera una proposta per permettere la coltivazione domestica di cannabis): continuare a seguire le leggi del male e l'oscurità, così come ha fatto negli ultimi duemila anni l'umanità, o convertirsi al bene, alla luce e legalizzare la coltivazione cannabis, concedendo finalmente la tanto conclamata libertà di religione?
Ps1: di recente è pure giunto alla ribalta il calciatore Theodor Gabre Sellasié, ceco di origine etiope, terzino del Werder Brema, ha portare attenzione su questo nome.
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